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Le abitudini alimentari



L’ elemento più importante della tavola giapponese è il riso, il piccolo e gustosissimo riso locale, che si mangia bollito e quasi sempre senza condimento. Esso accompagna ogni vivanda, apre e chiude i pranzi e costituisce per molti il cibo principale o addirittura l’unico (la parola gohan indica infatti il riso bollito e significa anche “pasto”). I pasti del giapponese sono tre: al mattino, piuttosto presto dato che solitamente non ci si alza dopo le sette, la famiglia si riunisce: la padrona di casa distribuisce il fumante gohan, mangiato in fretta con l’ aiuto delle bacchettine, pesce o uova e verdura.

 

abitudini

 

Alla sera i venditori di soba calda (specie di spaghetti), di patate e uova lessate, di castagne, cantilenando passano per le strade e le massaie giapponesi possono così evitare di preparare la cena.

A mezzogiorno invece, ogni persona che lavora o studia non potrà far altro che consumare un frugalissimo bento, date le distanze immense che nelle enormi città giapponesi separano i quartieri degli affari e delle fabbriche da quelli residenziali. Il bento, una specie di cestino da viaggio, è una scatoletta di legno chiaro che contiene sempre riso, pesce e verdura spezzettati, e un paio di bacchettine o hashi, che è ancor oggi, nonostante forchette, cucchiai e coltelli siano usati nei pasti all’ occidentale, la posata più diffusa e del resto perfettamente congeniale al cibo giapponese che non ha infatti bisogno di essere tagliato.

 

tavola

 

I giapponesi servono prima gli uomini, lasciano nel piatto le vivande non gradite, si alzano, vanno e vengono durante un pranzo, e infine dimostrano con piccoli rutti la loro soddisfazione al padrone di casa. Raramente si hanno dei dialoghi, anche durante i banchetti, ma piuttosto dei monologhi, dal momento che ogni commensale a turno fa un discorsetto abbastanza lungo e, mentre gli altri continuano a mangiare in silenzio, spiega loro fatti personali ed episodi che raramente sembrano risvegliare l’ interesse altrui. Si tratta in fondo di un modo di rompere quel muro di riservatezza al quale i giapponesi sono abituati fin dall’ infanzia e che impedisce loro la comunicazione; essi inoltre non possiedono affatto il gusto della conversazione futile e fine a se stessa.

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La cucina in Giappone: abitudini alimentari - La guida più completa del Giappone

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L’ elemento più importante della tavola giapponese è il riso, il piccolo e gustosissimo riso locale, che si mangia bollito e quasi sempre senza condimento. Esso accompagna ogni vivanda, apre e chiude i pranzi e costituisce per molti il cibo principale o addirittura l’unico (la parola gohan indica infatti il riso bollito e significa anche “pasto”). I pasti del giapponese sono tre: al mattino, piuttosto presto dato che solitamente non ci si alza dopo le sette, la famiglia si riunisce: la padrona di casa distribuisce il fumante gohan, mangiato in fretta con l’ aiuto delle bacchettine, pesce o uova e verdura.

 

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Alla sera i venditori di soba calda (specie di spaghetti), di patate e uova lessate, di castagne, cantilenando passano per le strade e le massaie giapponesi possono così evitare di preparare la cena.

A mezzogiorno invece, ogni persona che lavora o studia non potrà far altro che consumare un frugalissimo bento, date le distanze immense che nelle enormi città giapponesi separano i quartieri degli affari e delle fabbriche da quelli residenziali. Il bento, una specie di cestino da viaggio, è una scatoletta di legno chiaro che contiene sempre riso, pesce e verdura spezzettati, e un paio di bacchettine o hashi, che è ancor oggi, nonostante forchette, cucchiai e coltelli siano usati nei pasti all’ occidentale, la posata più diffusa e del resto perfettamente congeniale al cibo giapponese che non ha infatti bisogno di essere tagliato.

 

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I giapponesi servono prima gli uomini, lasciano nel piatto le vivande non gradite, si alzano, vanno e vengono durante un pranzo, e infine dimostrano con piccoli rutti la loro soddisfazione al padrone di casa. Raramente si hanno dei dialoghi, anche durante i banchetti, ma piuttosto dei monologhi, dal momento che ogni commensale a turno fa un discorsetto abbastanza lungo e, mentre gli altri continuano a mangiare in silenzio, spiega loro fatti personali ed episodi che raramente sembrano risvegliare l’ interesse altrui. Si tratta in fondo di un modo di rompere quel muro di riservatezza al quale i giapponesi sono abituati fin dall’ infanzia e che impedisce loro la comunicazione; essi inoltre non possiedono affatto il gusto della conversazione futile e fine a se stessa.

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Alla sera i venditori di soba calda (specie di spaghetti), di patate e uova lessate, di castagne, cantilenando passano per le strade e le massaie giapponesi possono così evitare di preparare la cena.

A mezzogiorno invece, ogni persona che lavora o studia non potrà far altro che consumare un frugalissimo bento, date le distanze immense che nelle enormi città giapponesi separano i quartieri degli affari e delle fabbriche da quelli residenziali. Il bento, una specie di cestino da viaggio, è una scatoletta di legno chiaro che contiene sempre riso, pesce e verdura spezzettati, e un paio di bacchettine o hashi, che è ancor oggi, nonostante forchette, cucchiai e coltelli siano usati nei pasti all’ occidentale, la posata più diffusa e del resto perfettamente congeniale al cibo giapponese che non ha infatti bisogno di essere tagliato.

 

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I giapponesi servono prima gli uomini, lasciano nel piatto le vivande non gradite, si alzano, vanno e vengono durante un pranzo, e infine dimostrano con piccoli rutti la loro soddisfazione al padrone di casa. Raramente si hanno dei dialoghi, anche durante i banchetti, ma piuttosto dei monologhi, dal momento che ogni commensale a turno fa un discorsetto abbastanza lungo e, mentre gli altri continuano a mangiare in silenzio, spiega loro fatti personali ed episodi che raramente sembrano risvegliare l’ interesse altrui. Si tratta in fondo di un modo di rompere quel muro di riservatezza al quale i giapponesi sono abituati fin dall’ infanzia e che impedisce loro la comunicazione; essi inoltre non possiedono affatto il gusto della conversazione futile e fine a se stessa.

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